Chiunque Allāh ha portato a noi, è benvenuto. Egli lo ha invitato all'ampiezza, e alla direzione che mostra la buona via lo ha chiamato. [...] Nel giardino del mio Amato, si trova il mio raggiungimento dell'Unione e della Prossimità: il piacere del mio cuore è la luce della Presenza dell'Unità
La lode spetta a Dio, Signore dei Mondi, e la Preghiera al Suo Profeta Muhammad (sA‘ws) e a tutti gli Inviati e Profeti di Dio.
Non c’è dio se non Iddio, il Clemente, il Misericordioso, e cercarLo è il primo dovere del faqir, ovvero di colui che intraprende la Via del Sufismo.
Egli si deve fare interiormente povero – faqir, appunto – cioè spogliare la propria anima di tutte le sovrabbondanze che la confondono.
Solo quando si sarà spogliato di queste apparenti ricchezze, potrà – se Dio vuole – trovare la vera Ricchezza, quella di Dio, che è il Ricco per eccellenza.
La Zawiya Alawiyya Madaniyya Ismailiyya d’Italia (che si trova in provincia di Genova) è nata – per volere di Dio e tramite la spinta del Suo servitore, Shaykh Isma'il Al Hedfi (che Dio sia soddisfatto di lui) – proprio per aiutare chi cerca a trovare – se Dio vuole.
La Via del Sufismo è una via lunga e stretta, non per tutti adatta e non a tutti destinata.
Per tentare di percorrerla occorrono il volere di Dio e l’aiuto di Shaykh Isma'il e dei suoi muqaddam.
L’obiettivo principale che si persegue nella Zawiya, con moqaddem italiano (Sidi Abd al-Jamil Muhammad al-Fadhel) e componenti italiani proprio perché incaricata di diffondere il sufismo in Italia e in Europa, è rappresentare un centro da cui colui che chiede davvero (il murid) ottenga davvero – se Dio vuole.
Gli strumenti sono quelli che Dio stesso ha donato nel tempo all’Uomo tramite i Suoi Profeti, Inviati e Santi (su di loro la Pace).
Naturalmente il rispetto della Sua Legge è fondamentale e scontato, ma ancor più scontato è per i fuqara della Zawiya Ismailiyya d’Italia il rispetto assoluto di tutti i credenti di qualsiasi Religione tradizionale, l’amore incondizionato per tutti coloro che temono Dio, la carità verso coloro che davvero Lo cercano col cuore.
La nostra Zawiya aspira ad essere una comunità di persone che «Egli ama e che Lo amano, umili con i credenti, fiere con i miscredenti» (C or. V, 54).
Oltre al rispetto per la Legge di Dio e all’amore per i credenti, senza distinzioni tra Induisti, Buddisti, Ebrei, Cristiani o Musulmani, per intraprendere la Via del Sufismo (quello puro e non quello inquinato da troppe suggestioni che si presentano come sufi e invece risultano solamente new age) è necessario l’esercizio costante e accurato delle tecniche della Tradizione sufi, così come sono state tramandate da maestro a discepolo dall’Origine ad oggi.
La trasmissione di tali tecniche può avvenire solo oralmente: benché purtroppo si trovino in libreria o su internet documenti, immagini, brani sonori e visivi che illustrano tali tecniche, colui che sinceramente aspira a seguire una Via Iniziatica dovrà ricercare solo una trasmissione regolare, sotto la guida di un Maestro regolarmente designato.
Tecniche preziosissime come il dhikr, l’imara, la qadra e così via, possono essere solo trasmesse – ribadiamo – da maestro a discepolo, così come è avvenuto fino ad oggi.
Ciò va ad esclusivo beneficio del discepolo stesso: solo tramite l’attenta vigilanza del maestro si può sperare di progredire sulla Via del Sufismo verso la propria realizzazione spirituale – sempre se Dio vuole.
Abbiamo dato per acquisita la locuzione “Via del Sufismo”, poiché certamente chi si addentra in queste righe ne deve avere una certa cognizione, per lo meno sul piano teorico.
Tutti i veri Maestri sufi, e tra questi anche Shaykh Ismail, riconoscevano il cuore del Sufismo nel Bene (Ihsan) – il terzo piano della Via per avvicinarsi a Dio dopo la sottomissione a Lui (Islam) e la Fede (Iman).
Ihsan è letteralmente «invocare Dio come se tu Lo vedessi, perché anche se tu non Lo vedi, Lui ti vede».
Come in un frutto esiste la buccia che lo tiene insieme (la Religione), poi c’è la polpa che lo costituisce e ne è la struttura (la Via), e c’è infine il nocciolo (la Verità): esso è il cuore e l’essenza del frutto, e se seminato diventa l’albero di quello stesso frutto, cioè lo contiene interamente.
Nella nostra Zawiya, si cerca di arrivare – se Dio vuole – a questo nocciolo, tramite il rispetto della Legge di Dio, l’amore per i fratelli nella fede e per i fratelli di altre Tradizioni di fede, la pratica delle tecniche sotto la guida del maestro e tramite dunque la consapevolezza di ciò che significa percorrere la Via del Sufismo.
Sono auspicabili un adeguato orizzonte intellettuale, un buon fervore spirituale e quelle qualità iniziatiche necessarie che il Maestro saprà riconoscere, se presenti.
Restano illuminanti alcuni testi, tra cui gli scritti di René Guénon e di Titus Burckhardt, determinanti per un corretto approccio alla Dottrina metafisica e per aver rischiarato l’importanza della Tradizione nell’Occidente contemporaneo, ove la vera Tradizione si era ormai spenta.
Tramite questi testi, risulterà meno difficoltosa la comprensione degli insegnamenti tramandati da Shaykh quali Sidi Muhiddin Ibn Arabi, Al-Alawy, ‛Abd al-Qādir al-Jazāirī, Ghazali, Rumi e altri ancora.
In particolare per un avvicinamento alle caratteristiche della nostra Tariqa, consigliamo la lettura del libro Un Santo Sufi del XX Secolo di Martin Lings.
Tutti questi scritti sono supporti di valore, poiché inquadrano grandi Tradizioni come il Taoismo, l’Induismo, l’Ebraismo, il Buddismo, il Cristianesimo e l’Islam come anelli di una catena di insegnamenti che Dio ha donato all’Uomo affinché questi Lo trovi e Lo conosca – se e quando Lui vuole.
Ma il supporto è per definizione ciò che contribuisce a sostenere una qualche altra cosa preponderante. Così, lo studio della Dottrina supporta e approfondisce la conoscenza della Via del Sufismo, ma l’unica “condicio sine qua non” indispensabile è farsi interiormente poveri, perché è stato detto: «Beati i poveri in Spirito perché di essi è il regno dei cieli». (Mt 5,3).
La Via del Sufismo è un impegno totale e unico: totale, nel senso che esso investe tutti gli aspetti della vita di colui che cerca e ne richiede un cambio di rotta (nelle abitudini, nella disposizione spirituale, nell’interazione col prossimo e così via); unico, nel senso che esso non ammette distrazioni che,per quanto apparentemente affini o certamente lodevoli, possono solo ostacolare o sviare il raggiungimento della propria realizzazione.
Per questo, non rientrano tra gli obiettivi della Zawiya Alawiyya Madaniyya Ismailiyya d’Italia attività di tipo politico, sociale o culturale.
Siamo indifferenti ad interventi nei dibattiti di più stretta attualità (locale, nazionale, internazionale) così come a pubblicazioni di carattere divulgativo o dottrinale sul tema del Sufismo o affini.
A coloro i quali, fratelli nella fede o credenti di altre Tradizioni religiose, hanno invece interesse per questo tipo di azione e a fin di bene si impegnano pubblicamente, a voce o per iscritto, a creare con buona volontà un clima di amore e fratellanza tra gli uomini, va il nostro più sincero rispetto e preghiamo affinché i loro intenti pacifici trionfino.
A noi è più congeniale l’approccio tramandato attraverso i secoli dai Maestri sufi, peraltro simile ad esempio a quello dei Maestri zen, buddisti e taoisti: per migliorare il mondo, bisogna partire col migliorare noi stessi.
L’unica lotta che dunque ci preme su questa Terra è contro quelle apparenti ricchezze interiori che ci impediscono di farci «poveri di spirito» e di conseguenza di trovare la vera Ricchezza – se Dio vuole.
Questo sito rappresenta quindi la semplice testimonianza dell’esistenza della Zawiya Alawiyya Madaniyya Ismailiyya d’Italia, una porta sempre aperta a colui il quale cerca davvero col cuore.